In ricordo del vescovo Antonio Cece a 40 anni dalla morte

È ancor vivo nella memoria di quanti hanno conosciuto il vescovo Antonio Cece – ed hanno  partecipato al suo congedo da questa terra – l’affetto con l’intensa corale partecipazione alla Messa esequiale celebrata il 12 giugno 1980 nella Cattedrale di Aversa, gremita da numerosi vescovi, sacerdoti, seminaristi, fedeli, religiosi, autorità, studiosi, amici e poveri.

Nella sua vita sacerdotale ed episcopale, Mons. Cece ha amato la Chiesa con squisito stile pastorale e carità culturale, ha contribuito fortemente all’edificazione della Chiesa, soprattutto con le sue doti umane, teologiche e pastorali.

Vogliamo ricordare con gratitudine il suo illuminato e generoso servizio nel nostra Chiesa particolare,  affidandoci alla  sua fraterna intercessione.

Mons. Antonio Cece, illustre figlio della diocesi di Nola, nasce a Cimitile – provincia di Napoli – il 10 Giugno 1914; dopo aver compiuto gli studi nel Seminario Vescovile di Nola e nel Pontificio Seminario Interregionale Campano “S. Luigi” di Posillipo (Napoli), fu ordinato sacerdote il 19 dicembre 1936; si laureò in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana in Roma e in Filosofia all’Università Cattolica “S. Cuore” di Milano.

Ha insegnato Teologia dogmatica nel Pontificio Seminario regionale per l’Alto Lazio di “S. Maria della Quercia” in Viterbo, e Filosofia nei Licei vescovili di Nola dal 1945 al 1956  e di Aversa dal 1968 al 1980, dimostrandosi professore appassionato, maestro disinteressato ed  educatore che suscitava  grande entusiasmo tra  i giovani  studenti e docenti.

 Mons. Cece con il Presidente Giovanni Leone al Teatro di Corte di Napoli

Fu eletto vescovo di Ischia il 3 maggio 1956; rivecette l’ordinazione episcopale nel duomo di Nola il 29 giugno 1956 dal vescovo Adolfo Binni; fu trasferito alla chiesa titolare di Damiata il 6 agosto 1962 e nominato Vescovo coadiutore con diritto di successione della diocesi di Aversa, mentre era residenziale l’anziano vescovo Mons. Antonio Teutonico; successione che si verificò il 31 marzo 1966.

Dopo 18 anni di ministero apostolico a servizio della Chiesa normanna, da lui retta e guidata saggiamente con fermezza e delicatezza, si spense il 10 giugno 1980.

Mons. Cece era un Vescovo che viveva quasi come un frate francescano, nell’essenzialità, animato da una grande libertà evangelica, nutrita da una preghiera semplice vissuta con il cuore di S. Alfonso M. de’ Liguori. Era un uomo di fede e di cultura, di governo e di comunione, un pastore filosofo e teologo, un vero maestro di vita.

Ecco come ce lo delinea il vescovo Mons. Giovanni Rinaldi, suo concittadino: “Uomo di alta cultura, umanista raffinato, familiare dei grandi classici, conoscitore sommo della storia della filosofia e teologo appassionato che ha identificato la scienza degli uomini e la sapienza di Dio con la sua vita sacerdotale… Intrecciava filosofia e teologia e non sapeva resistere al fascino della sortita umanista, che lo aiutasse a rendere iridescenti le ali del pensiero… Ma come araldo di Cristo tutto sapeva piegare alle istanze del suo ministero” (dagli Atti del Convegno  “Sua Eccellenza Mons. Antonio Cece: educatore e maestro di vita” Nola 2013, p.28).

Paolo VI e Mons. Cece nell’Udienza del 23 aprile 1977

Egli amava incondizionatamente la Chiesa universale e serviva con carità pastorale ed intellettuale la Chiesa particolare, perché vedeva i passi di Dio nella storia della Chiesa, leggeva il passaggio del “transitus Domini “ nel mondo, secondo la bella espressione di Paolo VI, il santo Pontefice che tanto stimava Mons. Cece da inviargli diverse lettere e un calice d’argento come testimonianza di gratitudine e segno di particolare legame con il Santo Padre.

Nei suoi scritti di Ecclesiologia, come nella conferenza al IV Corso cristologico di Napoli che si tenne nel 1966 al Teatro di Corte, con tutta la sua forza spirituale ed appassionata vibrava quest’amore incondizionato alla Chiesa, come un vero inno d’amore,  frutto della sua sintesi di genuina intuizione teologica :

“Amo la Chiesa cosi com’è.
Che cosa sarebbe il cielo senza Dio?
Che cosa sarebbe la terra senza la Chiesa?
Io l’amo con lo stesso amore di Dio”.
(Antonio Cece Vescovo, Amo la Chiesa, Diocesi di Aversa 2005, p.22)

Nella sua testimonianza durante il Convegno “Sua Eccellenza Mons. Antonio Cece: educatore e maestro di vita”, tenuto al Seminario Vescovile di Nola il 14.12.2013, Mons. Fernando Angelino ricorda i grandi amori di mons. Cece – i sacerdoti, il Seminario “pupilla dei suoi occhi”, i giovani, l’Azione Cattolica – e ci offre preziosi frammenti di vita sacerdotale e culturale: “Con Mons. Cece il Seminario Vescovile ebbe una vitalità straordinaria, con grandi risultati per la Chiesa universale e per la regione. Il Seminario di Aversa divenne di fatto interdiocesano, accogliendo i seminaristi di non poche diocesi campane: Capua, Caserta, Alife, Caiazzo, Ischia, Sessa Aurunca, Teano, e gli alunni del PIME, degli Agostiniani, dei Carmelitani, dei Cappuccini di San Felice a Cancello, dei Giuseppini” (Cfr. Fernando Angelino, p.41).

Giovanni Paolo II e Mons. Cece nel 1978

Per promuovere questo meraviglioso campo di apostolato, acquistò l’antico convento di San Pietro a Cesarano in Mugnano del Cardinale (AV) al fine di farne sede estiva del Seminario Vescovile di Aversa e un centro di studio e di spiritualità per la diocesi e per il territorio.

Mons. Cece ebbe anche piena consapevolezza della sua città episcopale: sapeva ammirare ed abbracciare il popolo di Aversa, soprattutto nella processione del Corpus Domini egli vedeva il volto autentico della città normanna, incrollabile nella fede dei padri.

Nei suoi scritti “L’Eucaristia e la chiesa aversana” il Vescovo Cece annota: “Prima che venissi qui, in missione di servitù pastorale, da più parti mi si disse:”Aversa è pigra, indolente, fredda e apatica”. Dopo due anni di esperienza, io dico che mai diagnosi fu così errata. Hanno preso per apatia il vostro intuito di valori. Aversa non si agita, è vero, non si appassiona per le mode di un’ora, ma il motivo è che Aversa non è di ieri: ha una storia e un’esperienza millenaria, conosce uomini e cose, idee, programmi e motivi ispiratori, e ne coglie immediatamente il limite, il significato e il senso. E quando è posta nella necessità di decidersi e di pronunziarsi sulle cose ultime, ecco io non dubito né della sua saggezza, né del suo cuore, né del suo entusiasmo creativo. Allora, come stasera, quelle che sembravano assopite energie si risvegliano come una prorompente primavera di spiriti” (Antonio Cece,  Amo la Chiesa, p.81-82).

Mons. Ernesto Rascato
Archivista Diocesano