MARTINEZ: LA CHIESA COME CENACOLO E LUOGO DELLO SPIRITO SANTO

Alla presenza di Mons. Spinillo, appassionante intervento ieri in Cattedrale del Presidente di Rinnovamento nello Spirito Santo

Un’assemblea fluviale e un’accoglienza emozionante hanno accolto ieri nella Cattedrale di Aversa Salvatore Martinez, invitato a svolgere una riflessione sul tema “Credo lo Spirito Santo”, il terzo dei quattro momenti incentrati sulla fede.

Prima di lasciare la parola al primo laico alla presidenza nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, S.E. Mons. Angelo Spinillo ha esposto all’assemblea le sue riflessioni (contenute nella lettera distribuita ai fedeli presenti) in mertito alla decisione annunziata lo scorso 11 febbraio dal Santo Padre Benedetto XVI “di voler seguire ciò che, nella libertà della sua propria coscienza e nella preghiera, egli riconosce come semplice obbedienza a Dio”. Nonostante l’affetto verso la sua persona si sia inizialmente colorato di tristezza “a causa di ciò che appare come un allontanarsi”, a nome della diocesi di Aversa, il Vescovo ha voluto dire grazie al Santo Padre Benedetto XVI che, “per i credenti e per gli uomini di buona volontà, è stato e rimane un fratello ed un padre che trasmette al mondo la luce del Cristo; un pastore che annunzia, insegna, e testimonia con tutto se stesso Gesù, il Maestro e Signore, il Figlio di Dio che è venuto nel mondo, Verità che guida ogni uomo verso la pienezza della vita”.

Spinillo ha fatto riferimento ad alcuni passaggi della Spe salvi (Salvati nella Speranza, la seconda enciclica di papa Benedetto XVI) per rimarcare come, “in questo momento tanto impegnativo, il Papa ci insegna che “Pregare non significa uscire dalla storia” (Spe salvi, 33), ma è ciò che ci rende gioiosamente disponibili ad essere “strumento nelle mani del Signore”, liberi “dalla presunzione di dover realizzare in prima persona, e da solo, il necessario miglioramento del mondo” (Deus caritas est, 35). “La Chiesa diocesana di Aversa – ha concluso il Vescovo – rimane unita al Santo Padre nella fede e nella preghiera che sempre apre il cuore alla presenza di Dio e, sempre ed in molti modi, chiama i credenti a modellare la vita e la storia degli uomini con la forza della carità”.

Nell’introdurre il tema della riflessione, poi, Spinillo ha ricordato come lo Spirito Santo sia forse ancora oggi il “grande sconosciuto”, come usò definirlo Leone XIII, affermazione ripresa anche da Papa Benedetto XVI nel messaggio ai giovani redatto in occasione della Giornata mondiale della gioventù tenutasi a Sidney nel 2008. “Non ci viene in aiuto nella comprensione la povertà del linguaggio umano, nel quale i numeri indicano una sequenza e delle dipendenze: per questo, essendo terza persona della trinità, rischiamo di sentire lo Spirito Santo come meno importante del Padre e del Figlio. In realtà, sono fortemente e dinamicamente presenti l’uno nella vita dell’altro. Tanti sono i brani evangelici, ma rileggiamo Giovanni 14,25-26: ‘il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto’. Un passaggio cruciale, ripreso anche da Giovanni Paolo II nella luminosa enciclica Dominum et Vivificantem (18 maggio 1986), che Mons. Spinillo commenta così: “Grazie alla presenza dello spirito di Dio donatoci da Gesù, la Chiesa può essere vera e viva, conoscere e annunciare il Vangelo, celebrare la presenza e l’amore di Cristo nei sacramenti, vivere in comunione con lui la libertà e l’obbedienza al Padre nella carità”.

Ha preso la parola  Salvatore Martinez che ha dato vita ad una riflessione profonda e appassionante, aprendo subito con un ricordo di Elena Guerra, chiamata “apostola dello Spirito Santo” da Giovanni XXIII, che la dichiarò beata nel 1961. “Quest’umile suora rivolse diverse richieste nelle undici lettere inviate a Leone XIII, chiedendogli di ‘convocare la chiesa nel cenacolo e sarà una nuova Pentecoste’. Leone XIII accolse le sue proposte in tre gesti: ripristinando la novena della Pentecoste; pubblicando la prima enciclica sullo Spirito Santo (Divinum illud munus, 1897); consacrando allo Spirito Santo il Novecento, secolo buio e drammatico, ma anche segnato dal più grande risveglio spirituale della storia”. Il ragionamento si è poi spostato sulla comprensione della reale natura e della funzione dello Spirito Santo: “Come dice San Paolo, se ne può parlare solo in termini spirituali perché è il pensiero di Cristo che consente all’uomo spirituale di comprendere, ma non sempre di esplicitare, il mistero della presenza di Dio. Soprattutto, non possiamo rendere percepibile lo Spirito Santo se non gli siamo vicini, se non ci sentiamo intimamente toccati da Dio, se – come ebbe a dire Benedetto XVI – non rimaniamo ‘nel raggio del soffio dello Spirito Santo’. Chi non ha lo spirito di Cristo, ammonisce S. Paolo, non appartiene alla sua Chiesa”.

Martinez ha poi indicato nei capitoli 14 e 17 del Vangelo di Giovanni il magistero dello Spirito Santo, imprescindibile per la Chiesa “che è il cenacolo e il cenacolo è il luogo dello Spirito Santo in cui la Chiesa fiorisce e rifiorisce, profuma e non invecchia”. Il cenacolo, infatti, è emblema di tre grandi miracoli: “È luogo eucaristico dove il pane si fa carne, la carne si fa corpo, un corpo che si abbassa nella carità che moltiplica la fede. È luogo sacerdotale in cui vite umane, che si offrono in sacrificio gradito a Dio ogni giorno, sono fatte sacre per sempre. È luogo prodigioso per questa potenza che investe la debole natura umana, ansia di cattolicità, di unità con Maria e fuoco di testimonianza che il martirio non può consumare. È luogo missionario, come una porta scorrevole da cui si entra e si esce perché Gesù sia di tutti: è un grido di verità”.

Perseverare nel cenacolo, aggiunge Martinez, significa cogliere la missione che la Chiesa è chiamata a compiere: la fecondità evangelizzatrice è il frutto incessante della preghiera (fine e non mezzo per il raggiungimento dello Spirito Santo) e dell’unità delle comunità. Ecco, dunque, che il cenacolo dev’essere il luogo dell’effusione sacramentale e carismatica dello Spirito Santo, il luogo in cui noi riceviamo le sembianze di Cristo, trasformati in sua prosecuzione e ministero. È lo spirito, non la carne, che – lo dice Giovanni – dà la vita e la pace interiore: molti dei turbamenti sociali, civili, politici ed economici derivano dal fatto che non ricercano la verità di Dio, ma obbediscono ad altri desideri. La presenza dello Spirito Santo va rinnovata dentro di noi, una passione e un amore che si deve vedere e sentire nel nostro cuore, nella nostra fede e nelle nostre opere: la nostra vita deve diventare il palcoscenico dove mettere in mostra la presenza di Gesù vivo che vince il male e regala vita, speranza e carità agli uomini”.(R. Dell’ Aversana)