Quest’anno si celebra il 100° anniversario di fondazione del Seminario Missionario del PIME di Ducenta

In ricordo del Beato Paolo Manna, nel 100° di fondazione del Pime

Il 16 gennaio è stata celebrata la festa liturgica del beato Padre Paolo Manna, missionario del PIME, nel 149° anniversario della sua nascita.

Il 16 gennaio è stata celebrata la festa liturgica del beato Padre Paolo Manna, missionario del PIME, nel 149° anniversario della sua nascita.

 

Una vita per la missione

Il beato Paolo Manna, grande Missionario del Mezzogiorno d’Italia, è uno dei profeti dell’evangelizzazione e dell’ecumenismo del XX secolo. Nato ad Avellino il 16 gennaio 1872 da Vincenzo e Lorenza Ruggiero, frequentò la Pontificia Università Gregoriana a Roma, entrando nel Seminario delle Missioni Estere a Milano nel settembre 1891. Ordinato sacerdote il 19 maggio 1894 nel Duomo di Milano, l’anno successivo partì per l’Estremo Oriente destinazione Birmania (oggi Myanmar): lavorò nella missione di Toungoo per circa 10 anni, rimpatriando però nel 1907 per motivi di salute. Dal 1909 in poi, con gli scritti e con la predicazione, s’impegnò per il movimento missionario in Italia e nel mondo. Nel 1916 fondò la Pontificia Unione Missionaria del Clero, diventando direttore di “Le Missioni Cattoliche” e di altre riviste missionarie.

Nel 1921, su incarico della S. Congregazione diPropaganda Fide”, Padre Manna aprì a Ducenta il Seminario Meridionale per le Missioni Estere Sacro Cuore. Nel 1924 venne eletto Superiore Generale del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME), ispirando inoltre la fondazione delle suore Missionarie dell’Immacolata (avvenuta nel 1936). Dal 1937 al 1941 diresse il Segretariato Internazionale dell’Unione Missionaria del Clero, mostrando eccellenti doti di scrittore e pubblicista con opuscoli e libri nel campo missionario ed ecumenico, come ” Le nostre Chiese e la propagazione del Vangelo” e “Virtù Apostoliche”.

Grande stratega delle missioni, Padre Manna ha formulato proposte innovative circa i metodi di evangelizzazione come “spogliare, per quanto possibile, il cattolicesimo delle sue forme occidentali non necessarie e rivestirlo in ogni Paese di forme indigene così che scompaia ogni ingerenza straniera”, sollecitando del resto tutti i credenti ad un impegno missionario concreto e responsabile “Tutta la Chiesa per tutto il mondo” era il suo motto che anticipò la visione ecclesiologica del concilio Vaticano II.  Frase ripresa letteralmente per il risveglio della coscienza missionaria nell’enciclica “Redemptoris missio”.  

Padre Manna morì a Napoli il 15 settembre 1952.  Le sue spoglie, custodite  nel Seminario di Ducenta, furono venerate da San Giovanni Paolo II in visita pastorale nella diocesi di Aversa il 13 novembre  1990. Dallo stesso santo Pontefice fu beatificato in piazza san Pietro a Roma il 4 novembre 2001.

 

Attualità del messaggio di padre Manna

Alla scuola del grande Missionario di Ducenta possiamo imparare come equilibrare preghiera e lavoro, dove attingere l’energia di ogni apostolato. Essere certosini in casa e apostoli fuori casa. Attualissima la diagnosi di padre Manna per l’azione pastorale della Chiesa, per comunità di antica tradizione e per quelle di nuove fondazione. È quello che ha sempre ricordato papa Benedetto XVI e ripetuto papa Francesco: evitare di trasformare la Chiesa in un’organizzazione di assistenzialismo, mentre la Chiesa nasce a Pentecoste, ha origine e cresce attorno alla Parola di Dio e ai sacramenti, viene alimentata perennemente dalla preghiera.

Negli scritti “Virtù Apostoliche: Lettere ai missionari” parlando ai Sacerdoti  e ai Missionari , il beato Manna ricorda che la preghiera è il “mezzo indispensabile per poter rispondere alla divina vocazione, salvare molte anime e santificarsi”, soprattutto nel  capitolo «Eresia dell’Azione», offre qualche spunto di riflessione anche per noi, come suggerito da una sua lettera. “Perché – egli si domanda – tanti circoli, tanti convegni, tante conferenze, tanti congressi, tanta stampa, tante Settimane Sociali, tanta ricchezza di funzioni liturgiche non portarono finora alla vita religiosa del popolo cristiano tutto il vantaggio che si aveva diritto di sperare? Sì ha paura di mettere il dito sulla piaga…. La ragione di tanto malessere, la ragione intima e vera, è una sola ed evidente: è spostato il centro di gravità…..Si giunge ad omettere la preghiera… per intensificare ed organizzare meglio le opere dell’apostolato” (Lettera circolare n. 17 – Milano, 30 Dicembre 1931, in Virtù apostoliche).

Il beato offre una diagnosi per ogni tempo di crisi nella Chiesa: quando sono scosse le fondamenta della vita interiore, per darsi ad  attività ed esigenze del ministero, si sbanda con la scusa che l’azione è una preghiera. Invece si dimentica la raccomandazione di Gesù per tutti: necessità di pregare sempre senza stancarsi! L’intensa azione missionaria è fondata sul pilastro incrollabile della preghiera.

Inoltre, nella Lettera circolare n. 9 (Milano, 8  aprile 1929, in Virtù apostoliche), egli dice senza mezzi termini che “Preti mediocri non ci servono”, che la Chiesa ha bisogno di missionari e sacerdoti che siano uomini di fede, uomini santi, uomini cioè di vita interiore: Siate uomini di vita interiore, uomini di preghiera e, se anche foste scarsi di doni naturali, la grazia di Dio supplirà abbondantemente a quello che vi manca. Vale saper predicare, ma vale molto di più saper pregare”. Preghiera e adorazione, dunque. Padre Manna invita i missionari e tutti i ministri di Dio a rimanere attaccati all’Eucarestia, altare divino, trono della misericordia, pozzo delle grazie, bussola della vita di ogni cristiano. Della S. Messa – aggiunge – fate il vostro paradiso: il S. Tabernacolo sia la calamita che vi attiri irresistibilmente. Davanti al S. Tabernacolo passerete le più belle ore della vostra esistenza e le più utili per il vostro apostolato.

Mons. Ernesto Rascato

Ducenta, 16.1.2021

Festa del Beato Paolo Manna